Strumenti Green, esperienze e buone pratiche

Strumenti Green, esperienze e buone pratiche

Il green non è più l’idea visionaria di pochi militanti, ma una pratica codificata e sperimentata sulla scena mondiale da attori di primissimo piano molto esigenti sui ritorni economici e di immagine. Una causa virtuosa che “bisogna” sposare.

1. Ma è solo moda?
Oggi il green “fa tendenza”, certo, ma è una innovazione vera. Per il momento è anche una vera opportunità di marketing, e tutto lascia pensare che domani produrrà vincoli e obblighi. Meglio farsi trovare preparati e sfruttare il vantaggio: chi prima si conformerà sarà più competitivo.
Il green è un approccio che non conviene improvvisare con furberie di facciata. Tutti ormai accettano procedure e regole consolidate, e riconoscono competenze e metodologie specialistiche, in un complesso integrato e interdisciplinare.

La cultura green, o di sostenibilità dello sviluppo umano, si esprime nell’intreccio ambiente-economia-sociale. Come dire che il benessere e lo sviluppo (economia) devono essere perseguiti in modo compatibile con la tutela dell’ambiente e l’equità sociale. E questo è ormai un dato acquisito a livello mondiale.
Per agevolare questo percorso innovativo della produzione e del consumo sono nate figure professionalispecializzate nella ricerca, nella consulenza e nella produzione di materiali e strumenti di supporto. Il loro contributo può essere fondamentale per partire col piede giusto.

Strumenti Green, esperienze e buone pratiche

2. Un po’ di storia (recentissima)
Sono state soprattutto le grandi istituzioni come le Nazioni Unite a promuovere nell’ultimo ventennio la cultura della sostenibilità, ma solo da pochi anni si discute più praticamente di eventi green con la diffusione di linee guida, di manuali, di certificazioni e di standard volontari destinati alla meeting industry, alle sedi che ospitano (strutture fieristiche e congressuali) ai servizi e ai loro clienti, istituzioni e aziende.

I principali esempi sono le linee guida UNEP Green meeting guide 2009, per orientare i meeting dell’ONU alla minore produzione di rifiuti e all’uso più efficiente dell’energia, e lo standard di certificazione volontaria BSI 8901 (2007), ispirato alle regole organizzative delle Olimpiadi del 2012, che fornisce un modello di gestione più sostenibile. I grandi eventi sono stati perciò i primi primi a dedicare sforzi e tempo alla preparazione di risultati green. I Giochi olimpici e paraolimpici di Londra 2012 hanno prodotto linee guida proprie (London sustainable guidelines), le olimpiadi invernali di Vancouver del 2010 (VANOC 2010)hanno creato una piattaforma interattiva (Sustainable Sport and Event Toolkit Set – SSET) per valutare e orientare la sostenibilità dell’evento, gli EXPO internazionali si stanno dotando di politiche di sostenibilità.

Sono eventi che ottengono ottimi risultati di qualità dei prodotti e dei servizi in un quadro di sostenibilità, con enormi investimenti per la visibilità e grandi esigenze di marketing. Ma, si dirà, crescono nelle culture nordeuropea e nordamericana che sono da tempo allineate a standard di sostenibilità e sono più all’avanguardia.

3. Anche noi, nel nostro piccolo…
Tuttavia, anche da noi comincia a muoversi qualcosa: grandi eventi come la Biennale di Venezia e il Salone del Gusto di Torino (Slow Food) si sono dotati volontariamente di politiche di sostenibilità.
Più in piccolo, anche per congressi, convegni o manifestazioni fieristiche di breve durata, sono disponibili e in rapida diffusione “buone pratiche” già sperimentate, come la Fiera Compraverde – Buy green di Cremona (certificata BS 8901), Ecomondo 2010 di Rimini, fiera dell’innovazione ambientale e della sostenibilità, o il numero dilagante di eventi che fanno compensazione ambientale acquistando crediti di emissione e di forestazione (pratica discussa ma agile e utile per la diffusione dei principi).

Strumenti Green, esperienze e buone pratiche

4. E perfino la Pubblica Amministrazione…
Anche la nostra Pubblica Amministrazione si è data un ruolo di promozione della sostenibilità, commissionando e patrocinando strumenti di supporto e cultura per la meeting industry, con l’obiettivo di una reale riduzione degli impatti ambientali progettando sin dall’inizio eventi sostenibili.

Alcuni esempi: il protocollo APE (Linee guida per l’organizzazione di eventi e seminari a basso impatto ambientale – 2008) proposto dalla Provincia di Torino, la brochure “Acquisti Pubblici Verdi in Trentino”, guida per gli Enti Pubblici della Provincia di Trento (2007), le Linee guida per la sostenibilità ambientale della Regione Lombardia (Decreto Dirigente UO n.3767/2010) realizzate secondo la norma BSI 8901, con informazioni teoriche di base e suggerimenti operativi semplici e facilmente praticabili.

Tutti questi strumenti sono diffusi gratuitamente (eccetto la norma BSI 8901) da istituzioni ed enti pubblici, e sono tutti concordi nel sostenere l’importanza di un approccio unitario, contro la tentazione di azioni spot difficilmente correlabili tra loro.

5. Finalità unica e compiti distinti
La progettazione sistemica di obiettivi di sostenibilità offre anche il vantaggio di poter comunicare i risultati raggiunti: ad esempio la quantità di energia elettrica risparmiata grazie alla maggiore efficienza dei dispositivi e degli edifici, l’energia elettrica o termica prodotta da fonti rinnovabili, la CO2 risparmiata dematerializzando la comunicazione o con soluzioni di mobilità sostenibile, eccetera. Con una politica di sostenibilità che stabilisca target e risultati monitorabili si possono fornire informazioni certe e acquisire credibilità.

E’ chiaro che alcuni macro-obiettivi possono essere solo a carico delle sedi e non sono perseguibili dai singoli organizzatori. E’ per questo che il primo passo per un evento sostenibile dovrebbe essere la scelta di una sede “green”. Esistono risorse e circuiti, e ne parleremo in un prossimo articolo.